IPP

IPP - Dr.Campo Urologo Andrologo
L’Induratio Penis Plastica è una patologia non ancora perfettamente conosciuta. La prima segnalazione sulla malattia fu fatta da Andrea Vesalio nel 1550 , ma la prima descrizione clinica vera e propria la troviamo in uno scritto di Francois De La Peyronie, chirurgo dell’esercito di Luigi XV nel 1743. Per questo motivo viene descritta anche come malattia di LaaPeyronie.

La malattia ha la massima incidenza tra i 50 e i 65 anni, ma puo’ comparire anche in giovane età. Con una certa frequenza si accompagna al diabete, alla gotta, alla ipertensione, all’aterosclerosi. Ancora, ci puo’ essere una storia di microtraumi o traumi a carico del pene; talvolta si tratta di traumatismi conseguiti durante l’attività sessuale. La malattia è piu’ frequentemente presente in concomitanza con altre patologie del tessuto connettivo (es: la malattia di Dupuytren o fibrosi palmare, la fibrosi della cartilagine auricolare, la timpanosclerosi, l’artrite etc) .

L’elemento fondamentale della malattia è la comparsa , sulla tunica albuginea (la guaina) dei corpi cavernosi del pene di una zona di indurimento (“la placca”) variabile da pochi mm a 2-3 cm., che determina, al comparire, una certa dolenzia locale che si accentua durante l’erezione, durante il toccamento, la masturbazione o il rapporto sessuale. Abbastanza rapidamente si manifesta un incurvamento del pene con angolo di curvatura proprio in corrispondenza della placca.

L’incurvamento può essere modesto ma, in alcuni casi, può essere di entità tale da rendere difficoltosa o impossibile la penetrazione. Il motivo di allarme per il paziente è rappresentato dalla zona di indurimento (il timore principale è di avere un tumore), secondariamente dal dolore che può impedire l’attività sessuale e successivamente dall’incurvamento del pene con problemi estetici e funzionali. L’ipotesi patogenetica più attendibile fa risalire l’inizio della malattia ad un microtrauma della albuginea con una piccola frattura della guaina. Il processo di riparazione tissutale prevede la produzione di sostanza fibrosa da parte di cellule specializzate (fibroblasti) per “ chiudere la frattura”. Questo processo non si arresta e la produzione di tessuto fibroso continua determinando la comparsa di una placca, rigida, inestensibile, percepibile al tatto. Sono state proposte numerose terapie con pochi risultati.

L’unica sostanza capace di arrestare la malattia sembra essere la Vitamina E. Utile la iontoforesi con Verapamil e cortisonici. La chirurgia può essere utile per correggere l’incurvamento (corporoplastica) mentre la chirurgia che dovrebbe consentire l’asportazione della placca e la sostituzione con un tessuto autologo. Molto spesso le modificazioni della guaina albuginea comportano un sovvertimento del sistema di deflusso venoso tale da compromettere la qualità dell’erezione, meno rigida e duratura. Le cause non sono del tutto chiarite: si pensa ad un fenomeno autoimmune che scatena una reazione infiammatoria cronica. In una fase iniziale della malattia, il paziente avverte una sensazione di moderato dolore al pene accentuato dall’erezione. Compare una zona di indurimento localizzato (placca , nodulo) ed il pene tende a curvarsi in corrispondenza della placca. Poi il dolore spontaneamente tende a ridursi, le dimensioni della placca si stabilizzano e l’incurvamento si blocca; ma si tratta solo di un apparente miglioramento spontaneo. In realtà , con l’interessamento della parete cavernosa opposta, il pene puo’ andare incontro ad un raddrizzamento, pur se a scapito della lunghezza, accompagnato spesso da un restringimento a clessidra o dalla formazione di nuove nodularità.

La capacità di erezione puo’ progressivamente ridursi , fino all’impotenza che puo’ anche diventare assoluta; questo perché le alterazioni cui va incontro la tunica di rivestimento di corpi cavernosi interferiscono con il meccanismo di sequestro del sangue all’interno di essi (disfunzione erettile da “fuga venosa”). Con il tempo la placca tende a calcificarsi ed il pene puo’ accorciarsi ed assottigliarsi. Queste modificazioni avvengono con una andamento subdolo, generalmente nello spazio di diversi mesi, talvolta ancor piu’ lentamente; possono pero’ aversi anche periodi di rapida ed acuta progressione. Sono inevitabilmente presenti profondi disagi psicologici legati alla malattia, alle difficoltà di erezione o ancora alla “vergogna” di mostrarsi con un pene deformato; il malessere psicologico puo’ amplificare ulteriormente i disturbi della funzione sessuale.

La diagnosi è basata sulla storia riferita dal Paziente, dalla palpazione durante la visita andrologica e da una buona ecografia peniena dinamica , eseguita cioè durante erezione indotta da farmaci locali. L’ecografia consente anche di valutare la fase della malattia (stadiazione) e di scegliere la strategia terapeutica piu’ adatta. Per quanto riguarda le cure, si utilizzano terapie farmacologiche generali e/o trattamenti locali (laser-ultrasuono terapia; infiltrazione di farmaci all’interno della placca) il cui obiettivo è soprattutto quello di ridurre i sintomi ed arginare l’evoluzione della malattia.Nei casi piu’ avanzati o non sensibili alla terapie farmacologiche, si ricorre alla terapia chirurgica (asportazione della placca e sostituzione con materiale venoso oppure inserimento di protesi peniene in casi selezionati) con correzione della deformità e ripristino di una normale capacità erettiva.

In generale piu’ la diagnosi è precoce e prima si inizia il trattamento, tanto migliori saranno i risultati che possiamo aspettarci dalle cure applicate. Si deve pertanto rivolgersi allo specialista non appena si riscontrino i sintomi (dolore in erezione, formazione del nodulo, acquisizione di una curvatura, deficit erettivo).

Terapia chirurgica

Gli interventi possibili sono principalmentedi 3 tipi:
1) plastica di raddrizzamento del pene (corporoplastica) senza interventi sulla “placca” fibrosa; questo tipo di intervento è indicato in casi di incurvamento di grado non particolarmente accentuato con lunghezza del pene tale da consentire il raddrizzamento senza che si verifichi un accorciamento marcato del pene;

2) plastica di raddrizzamento (corporoplastica) del pene mediante asportazione o, più frequentemente, incisione della placca con innesto di tessuto biologico; questo intervento è riservato a soggetti con incurvamento di grado severo con contemporaneo accorciamento fibrotico del pene, nei quali non siano stati riscontrati disturbi dell’erezione o nei quali l’età o la presenza di fattori di rischio vascolare non lasci prevedere una diminuzione della funzione erettile nel periodo successivo all’intervento; il tessuto che sono solito utilizzare è rappresentato da un lembo di vena prelevato dalla coscia, la vena safena; le immagini dimostrano la correzione chirurgica mediante incisione della placca e innesto di vena safena di un incurvamento dorsale del pene.

3) impianto di una protesi peniena; nella maggior parte dei casi l’impianto di una protesi peniena è per sé sufficiente a determinare il raddrizzamento del pene; nei casi in cui sia presente un incurvamento residuo marcato si procede nel corso dello stesso intervento all’esecuzione di una plastica cosiddetta complementare di raddrizzamento del pene; questo intervento è indicato in soggetti in cui l’incurvamento penieno si associ alla disfunzione erettile o nei quali l’età del Paziente faccia ipotizzare la possibilità di comparsa di Disfunzione Erettile successivamente all’intervento

PENE CURVO
PENE CURVO - Dr.Campo Urologo Andrologo

AndroBath Med nella malattia di De la Peyronie o Induratio Penis Plastica (IPP)

La malattia di De la Peyronie
La malattia di De la Peyronie o Induratio Penis Plastica (IPP) è una condizione infiammatoria del pene caratterizzata dalla formazione di placche fibrose all’interno della tunica albuginea. I segni comprendono tipicamente curvatura e accorciamento del pene, dolore, e difunzione erettile di severità variabile.
L’origine della IPP non è ben definita, anche se la causa più probabile sembra essere la cicatrizzazione successiva a traumi sessuali minori, in presenza di una predisposizione genetica sottostante. La diffusione della IPP è compresa tra il 3.2 e l’8.9% (età media 53 anni, range 19-83). La storia naturale della malattia mostra che la risoluzione spontanea è un evento raro che si produce nel 13% circa dei pazienti, mentre la progressione (40%) o la stabilizzazione (48%) rappresentano la regola.
Il trattamento medico della IPP
Le terapie non-chirurgiche correnti comprendono vitamina E, verpamil, paraminobenzoato, propoli, colchicina, carnitina, interferoni, collagenasi, ialuronidasi, cortisone, pentoxifillina, superossido dismutasi, ionoforesi, e onde d’urto. Tuttavia, ad oggi nessuna terapia medica tra quelle citate è in grado di contrastare l’accorciamento del pene, una conseguenza molto comune della malattia che può causare al paziente una grave sofferenza psicologica.

La chirurgia della IPP
La chirurgia è indicata quando la malattia è presente da 12 o più mesi, è stabile da almeno 3-6 mesi, e la deformità rende difficili o impossibili i rapporti sessuali. La qualità dell’erezione determina la scelta tra la procedura ricostruttiva e l’impianto di protesi peniena; la terapia conservativa con AndroBath Med trova indicazione nella riduzione della curvatura e del dolore, riducendo di conseguenza la necessità di ricorrere alla chirurgia.
AndroBath Med nel trattamento della IPP
Il razionale per l’uso di AndroBath Med nella IPP è che l’utilizzo regolare del dispositivo produce uno stretching meccanico del pene potenzialmente capace di rimodellare le placche fibrotiche fino a ottenere il raddrizzamento dell’asta peniena. AndroBath Med può essere impiegato come espansore tissutale dopo la correzione chirurgica della IPP, con l’obiettivo di conservare l’elasticità dei tessuti. Vari autori mostrano che il vacuum si è rivelato un utile ausilio sia per il trattamento della disfunzione erettile, sia per contenere l’accorciamento del pene secondari alla chirurgia della IPP.
Nel post-chirurgico della IPP, Greenfield conclude che la terapia con il vacuum (AndroBath Med) è “un metodo sicuro e rappresenta un’opzione potenzialmente efficace negli uomini che intendano minimizzare la perdita di lunghezza dopo la chirurgia correttiva della IPP. Il vacuum può inoltre rappresentare un’alternativa ragionevole per gli uomini che non sono candidati per la chirurgia o che la rifiutano.”
Nel caso della IPP, gli studi evidenziano che non esistono particolari elementi predittivi del successo della terapia con il vacuum, che pertanto può essere offerta quanto meno come tentativo a tutti i pazienti, compresi quelli in attesa di chirurgia. AndroBath Med si è dimostrato più efficace nel trattamento delle placche morbide piuttosto che di quelle dure (meglio se le placche sono state già trattate con infiltrazioni di Isoptin); l’ipotesi è che le placche calcificate rispondano in misura minore all’azione del dispositivo. In conclusione, AndroBath Med può migliorare o stabilizzare la curvatura della IPP. Il coinvolgimento diretto del paziente nella gestione della malattia può a sua volta influire positivamente sulla motivazione sessuale, e infine, l’uso a lungo termine potrebbe evitare la chirurgia.

Referenze

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