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Pene Curvo

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Pene Curvo

Pene curvo congenito

La curvatura del pene costituisce un problema molto più diffuso di quanto si pensi: un recente studio documenta che non meno del 7% dei maschi italiani è affetto da questa patologia. La curvatura può essere di tipo congenito, ovvero presente fin dalla nascita, oppure acquisita, solitamente conseguentemente ad un trauma del pene durante un rapporto sessuale o a una malattia del pene denominata Indurito Penis Plastica o malattia di La Peyronie.

Per quanto riguarda la curvatura congenita, essa si manifesta fin dall’età infantile, anche se la maggior parte delle diagnosi avvengono in età adolescenziale/adulta, in concomitanza dell’inizio dell’attività sessuale. La maggior parte dei pazienti affetti da curvatura congenita riportano una deformazione ventrale, solo raramente dorsale o laterale, e, cosa ancora più importante, tendono ad avere delle dimensioni, in termini di lunghezza dell’asta, decisamente superiori alla media. La curvatura congenita non evolve nel tempo, pertanto l’indicazione alla correzione chirurgica deve essere discussa e condivisa con il paziente, in relazione alla qualità dei rapporti sessuali ed eventualmente al disagio legato all’aspetto estetico dell’asta peniena.

Nel caso il paziente richieda una correzione dell’incurvamento congenito, le possibilità terapeutiche sono sicure, efficaci e rapide in mano a chirurgi esperti. La tecnica applicata viene denominata “corporoplastica” e consiste nel ridurre, tramite punti di sutura, la lunghezza del lato convesso (più lungo) dell’asta peniena, rendendola equivalente al lato concavo. In tal modo il pene risulterà perfettamente diritto, rendendo la penetrazione più agevole, così come l’aspetto estetico dell’organo. Sarà tuttavia necessario accettare un accorciamento del pene e la circoncisione. Accorciamento che dipenderà dal grado di curvatura preoperatorio. 

Dott. Giuseppe Campo

MEDICO CHIRURGO SPECIALIZZATO NEL TRATTAMENTO DEL PENE CURVO

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PENE CURVO ACQUISITO

L’Induratio Penis Plastica è una patologia non ancora perfettamente conosciuta.
La malattia ha la massima incidenza tra i 45 e i 65 anni, ma puo’ comparire anche in giovane età. Con una certa frequenza si accompagna al diabete, alla gotta, alla ipertensione, all’aterosclerosi. Ancora, ci puo’ essere una storia di microtraumi o traumi a carico del pene; talvolta si tratta di traumatismi conseguiti durante l’attività sessuale. La malattia è piu’ frequentemente presente in concomitanza con altre patologie del tessuto connettivo (es: la malattia di Dupuytren o fibrosi palmare, la fibrosi della cartilagine auricolare, la timpanosclerosi, l’artrite etc) .

L’elemento fondamentale della malattia è la comparsa , sulla tunica albuginea (la guaina) dei corpi cavernosi del pene di una zona di indurimento (“la placca”) variabile da pochi mm a 2-3 cm., che determina, al comparire, una certa dolenzia locale che si accentua durante l’erezione, durante il toccamento, la masturbazione o il rapporto sessuale. Abbastanza rapidamente si manifesta un incurvamento del pene con angolo di curvatura proprio in corrispondenza della placca.

L’incurvamento può essere modesto ma, in alcuni casi, può essere di entità tale da rendere difficoltosa o impossibile la penetrazione. L’ipotesi patogenetica più attendibile fa risalire l’inizio della malattia ad un microtrauma della albuginea con una piccola frattura della guaina. Il processo di riparazione tissutale prevede la produzione di sostanza fibrosa da parte di cellule specializzate (fibroblasti) per “ chiudere la frattura”. Questo processo non si arresta e la produzione di tessuto fibroso continua determinando la comparsa di una placca, rigida, inestensibile, percepibile al tatto. Sono state proposte numerose terapie con pochi risultati.

Molto spesso le modificazioni della guaina albuginea comportano un sovvertimento del sistema di deflusso venoso tale da compromettere la qualità dell’erezione, meno rigida e duratura. Compare una zona di indurimento localizzato (placca , nodulo) ed il pene tende a curvarsi in corrispondenza della placca. Poi il dolore spontaneamente tende a ridursi, le dimensioni della placca si stabilizzano e l’incurvamento si blocca; ma si tratta solo di un apparente miglioramento spontaneo. In realtà , con l’interessamento della parete cavernosa opposta, il pene puo’ andare incontro ad un raddrizzamento, pur se a scapito della lunghezza, accompagnato spesso da un restringimento a clessidra o dalla formazione di nuove nodularità.

La capacità di erezione puo’ progressivamente ridursi , fino all’impotenza che puo’ anche diventare assoluta; questo perché le alterazioni cui va incontro la tunica di rivestimento di corpi cavernosi interferiscono con il meccanismo di sequestro del sangue all’interno di essi (disfunzione erettile da “fuga venosa”).

La diagnosi è basata sulla storia riferita dal Paziente, dalla palpazione durante la visita andrologica e da una buona ecografia peniena dinamica , eseguita cioè durante erezione indotta da farmaci locali.
L’ecografia consente anche di valutare la fase della malattia (stadiazione) e di scegliere la strategia terapeutica piu’ adatta.

TERAPIA MEDICA
-Trattamento medico con fitofarmaci (vitamina E,propoli, ecc…)
-Infiltrazione di farmaci all’interno della placca PRP, Verapamil, cortisone, Xiapex.
– Medicina rigenerativa più innovativa ed efficace è quella che applica la terapia con i fattori di crescita piastrinici (PRP) in grado di stimolare le cellule staminali dei tessuti, si estende alla sfera genito-sessuale, per la cura della disfunzione erettile (impotenza) e dell’induratio penis plastica (incurvamento del pene).
-Il trattamento trova specifica indicazione nei pazienti che lamentano alterata o insufficiente erezione peniena, non rispondenti o rispondenti parzialmente alla terapia con inibitori delle fosfodiesterasi di tipo 5 , oppure in soggetti affetti da incurvamento dell’organo genitale maschile da malattia di La Peyronie, che non consente una corretta esecuzione dell’atto sessuale penetrativo.
-Le onde d’urto a bassa intensità sono una ulteriore opzione terapeutica. Sono onde d’urto -Malattia di La Peyronie. Se utilizzata nelle prime fasi della malattia quando presente la sintomatologia dolorosa in fase di erezione, le onde d’urto a bassa intensità sono in grado di migliorare nettamente questi sintomi agendo sulla componente infiammatoria della malattia .Sono necessarie 6-8 sedute per ottenere risultati apprezzabili. Non c’è invece alcuna evidenza scientifica di miglioramenti sul grado dell’incurvamento del pene.

In generale piu’ la diagnosi è precoce e prima si inizia il trattamento, tanto migliori saranno i risultati che possiamo aspettarci dalle cure applicate. Si deve pertanto rivolgersi allo specialista non appena si riscontrino i sintomi (dolore in erezione, formazione del nodulo, acquisizione di una curvatura, deficit erettivo).

Terapia chirurgica
Gli interventi possibili sono principalmente di 3 tipi:
1) plastica di raddrizzamento del pene (corporoplastica) senza interventi sulla “placca” fibrosa; questo tipo di intervento è indicato in casi di incurvamento di grado moderato con lunghezza del pene tale da consentire il raddrizzamento senza che si verifichi un minimo accorciamento del pene;
2) plastica di raddrizzamento (corporoplastica) del pene mediante asportazione o, più frequentemente, incisione della placca con innesto di tessuto biologico. Questo tipo di tecnica viene utilizzata in pazienti selezionati.
3) impianto di una protesi peniena; nella maggior parte dei casi l’impianto di una protesi peniena è per sé sufficiente a determinare il raddrizzamento del pene; nei casi in cui sia presente un incurvamento residuo marcato si procede nel corso dello stesso intervento all’esecuzione di una plastica cosiddetta complementare di raddrizzamento del pene; questo intervento è indicato in soggetti in cui l’incurvamento penieno si associ alla disfunzione erettile o nei quali l’età del Paziente faccia ipotizzare la possibilità di comparsa di Disfunzione Erettile successivamente all’intervento

 

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