È una malattia che colpisce la prostata, una ghiandola annessa al sistema riproduttivo maschile strettamente connessa con l’apparato urinario. Le principali malattie della prostata sono:
l’iperplasia prostatica benigna ovvero un ingrossamento della ghiandola che causa una sintomatologia ostruttiva (minzione urinaria frequente e difficoltosa, minzione notturna e gocciolamento seguente la minzione),
le prostatiti, infiammazioni di origine batterica e non batterica e infine
il cancro alla prostata che attualmente rappresenta la tipologia principale dei tumori che colpisce il maschio europeo e statunitense.
Le cause delle prostatiti, ad esclusione di quelle batteriche che sono quindi dovute ad infezioni, non sono identificabili con certezza. Molti studi pongono in rilievo due fattori cardini che concorrono o sono scatenanti, entrambi legati allo stile di vita: l’alimentazione e l’attività fisica.
Relativamente all’attività fisica occorre sottolineare che la sedentarietà favorisce processi infiammatori e pertanto deve essere rimossa assumendo uno stile di vita più attivo. Le attività ideali per la salute della prostata sono tutte quelle attività fisiche e sportive di tipo aerobico poiché riducono la congestione della prostata e stimolano la circolazione pelvica. Occorre invece, moderare l’uso di tutti i mezzi a due ruote (moto, scooter, bicicletta, cyclette) poiché microtraumi perineali possono essere imputabili di processi infiammatori della prostata e le selle imbottite non sono in grado di eliminare completamente tali problematiche.
In merito all’alimentazione si può affermare che gioca un ruolo fondamentale e duplice sulla salute della ghiandola prostatica, sia preventiva sia in fase acuta di ogni tipo di infiammazione prostatica. Inoltre una corretta alimentazione con l’apporto di tutti i principi nutritivi è preventiva dell’insorgenza del carcinoma prostatico e dell’iperplasia prostatica benigna. Alcuni dati possono validare efficacemente quanto affermato. Le popolazioni orientali i cui uomini fin da piccoli seguono un regime alimentare privo di cibi infiammatori e ricco di cibi in tal senso protettivi, fanno registrare una bassa incidenza delle malattie prostatiche. In gruppi di orientali emigrati che hanno adottato stili di vita più occidentali l’incidenza aumenta.
La Nutraceutica oggi ha messo in evidenza che gli alimenti vegetali sono formati oltre che da macronutrienti come lipidi o grassi, proteine, carboidrati, vitamine e sali minerali, anche da sostanze fitochimiche chiamate alicamenti che esercitano effetti preventivi contro i radicali liberi e quindi contro lo stress ossidativo. L’introduzione quotidiana della giusta dose di alicamenti come ad esempio di isoflavonoidi contenuti abbondantemente nei legumi, di glicosinolati contenuti in ortaggi come le brassicacee(Cavolini di Bruxelles, Cavolo nero, Verza, Crescione acquatico, Rapa Cavolo cappuccio bianco o rosso, Broccoli, Cavolfiore ecc) è auspicabile accanto a una nutrizione basata su cibi sani e non infiammatori. Altri studi hanno fatto chiarezza riguardo ai “messaggeri chimici” necessari affinché i nostri organi o cellule comunichino tra di loro per assicurare l’integrità dell’organismo intero e lo svolgimento delle differenti funzioni. Ed è proprio su questi ultimi punti che si intrecciano i legami tra una scorretta alimentazione e i processi infiammatori. Oggi si è stabilito, con molte evidenze, che il cancro è una malattia infiammatoria e che malattie degenerative come l’Alzheimer, la sclerosi multipla, il diabete, la tiroidite di Hashimoto, l’endometriosi, la psoriasi, l’artrite, molte cardiopatie e l’ipertensione sono malattie a carattere infiammatorio che hanno forti legami con l’alimentazione. A maggior ragione le prostatiti non sfuggono a questo legame. Abbiamo detto prima che le prostatiti sono malattie infiammatorie e un tipo in particolare di prostatite è asintomatica quindi legata a un processo infiammatorio silente come quello che si verifica durante qualunque infiammazione cronica. Ogni tipo di infiammazione cronica è fortemente pericolosa e l’attenzione all’alimentazione con un corretto stile nutrizionale è auspicabile come prevenzione di molte forme morbose croniche e in genere ricorrenti come le prostatiti, o di forme più gravi di malattie invalidanti quali l’artrite, le cardiopatie, o i tumori.
Molti alimenti che ingeriamo contengono mediatori pro-infiammatori, altri invece contrastano l’infiammazione, tra i due mediatori deve esserci un equilibrio affinché l’organismo sia in buona salute, se l’equilibrio si rompe è un problema. La famiglia degli Eicosanoidi, i notissimi e tanto pubblicizzati omega 3 e omega 6, sono un gruppo di precursori, diciamo per semplicità “i genitori” da cui l’organismo sintetizza mediatori infiammatori e pro-infiammatori; gli eicosanoidi, sono due: l’acido linoleico e acido linolenico contenuti negli oli e nei grassi. Gli eicosanoidi proinfiammatori sono gli omega 6 a cui appartiene l’acido arachidonico e quelli antiinfiammatori sono gli omega 3; come dicevamo servono entrambi e in perfetto equilibrio per stare in buona salute. Dall’acido linoleico– grasso essenziale- deriva l’acido arachidonico e quindi tutti i proinfiammatori omega 6.
Dall’acido linolenico– grasso essenziale derivano tutti gli antiinfiammatori omega 3.
Omega 6- e quindi anche l’acido arachidonico( il nostro mediatore proinfiammatorio) sono contenuti in abbondanza nell’olio di mais, di soia, di girasole, arachidi, carne e uova e pesce, e anche nell’olio di oliva.
Omega 3- è contenuto in olio di semi di canapa, oliva, olio di semi di lino, pesci grassi.
Dall’acido arachidonico si formano subito due tipi di potenti infiammatori che sono: Prostaglandine e trombossani, a questo punto possiamo comprendere il motivo per cui occorre limitare il consumo di alimenti conservati in oli contenenti questo precursore oltre che moderare il consumo di carne e grassi animali.
La conoscenza dei meccanismi infiammatori ha condotto ad identificare alimenti che portano ad aumentare il livello dei mediatori infiammatori e antiinfiammatori e oltre agli omega 3 e 6, vi è un altro gruppo di alimenti che sono importanti perché sono in relazione con l’istamina, altro mediatore proinfiammatorio. In tal senso in funzione dell’istamina gli alimenti si possono distinguere in alimenti che sono particolarmente ricchi di istamina, come ad esempio il tonno, il formaggio (tipo Gouda, camembert) ecc; alimenti che favoriscono la liberazione di istamina, come ad esempio papaya, fragole, agrumi; alimenti in grado di inibire l’attività del DAO(diaminossidasi,) come il vino; il DAO è l’enzima che degrada l’istamina a livello intestinale.
Altro alimento ad attività proinfiammatoria è lo zucchero (pasta raffinata, farina raffinata, dolciumi, bibite zuccherate). Lo zucchero assunto in eccesso produce processi infiammatori e ingrassamento perché esistono vie metaboliche che nell’organismo trasformano zucchero in grassi. Nel fegato, dopo un pasto abbondante ricco di zuccheri, viene saturato il meccanismo di sintesi di glicogeno a partire da glucosio; l’eccesso di quest’ultimo verrà convertito in acidi grassi. L’iperstimolazione insulinica conseguente a un pasto abbondante di zuccheri stimola il processo glicolitico, con conversione di glucosio in piruvato a sua volta trasformato in acetil coA che è un precursore dei grassi. L’accumulo di grassi induce il tessuto adiposo a secernere mediatori capaci di influenzare il centro della fame che controlla l’assunzione di cibo determinandone una maggior assunzione; inoltre, sul piano infiammatorio, può essere riconoscibile una aumentata frequenza di citochine infiammatorie, un aumento dello stress ossidativo, cioè dei fenomeni che inducono l’invecchiamento cellulare e facilitano la degenerazione dei tessuti. Il tessuto adiposo è un organo endocrino vero e proprio e gli adipociti, cioè le cellule di cui è costituito, rivestono un ruolo centrale nella regolazione di molte funzioni dell’organismo e in modo particolare sono centrali nell’equilibrio ormonale. Ogni modificazione della quantità endogena di grasso ha importanti risvolti sul livello generale di infiammazione dell’organismo; la mediazione di questi effetti viene svolta sia dall’insulina sia da altre molecole infiammatorie dette adipochine che sono citochine proinfiammatorie. Una iperstimolazione insulinica che si verifica quando vengono assunti alimenti contenenti zuccheri semplici e raffinati senza un corretto abbinamento proteico o un corretto apporto di frutta e verdura ricche di fibra, stimola il tessuto adiposo a rilasciare mediatori infiammatori, appunto le adipochine. In conclusione il sovrappeso è un altro fattore che scatena e sostiene i processi infiammatori. Spesso perdere peso migliora il quadro clinico di qualsiasi malattia a carattere infiammatorio e nel caso specifico delle prostatiti, il grasso accumulato a livello addominale può aumentare la “pressione” sulle vie urinarie e peggiorare i sintomi.
L’importanza di una corretta alimentazione e idratazione si amplifica nella fase di prostatiti acute. L’idratazione, almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, permette la diluizione dell’urina con effetto irritante più basso. Molti cibi come pomodori, peperoni, agrumi ecc favoriscono l’acidificazione delle urine che potrebbe acutizzare maggiormente i sintomi di irritazione dell’uretra. Altri hanno effetto irritante come pepe, peperoncino, superalcolici e vini robusti, altri ancora come caffè e tè possono favorire, se non consumati con moderazione, la disuria.
In conclusione si intuisce la necessità di associare ai trattamenti farmacologici una alimentazione specifica che va studiata caso per caso in base ai parametri antropometrici, ai comportamenti alimentari e agli stili di vita di ogni individuo affetto da queste problematiche.